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Coronavirus: tutto quello che c’è da sapere.

Cos’è un coronavirus?
I coronavirus sono una famiglia di virus comuni, chiamati così per le punte sulla loro superficie che formano una specie di corona. Possono causare malattie che vanno dal comune raffreddore a sindromi respiratorie più gravi come la Mers (sindrome respiratoria mediorientale) e la Sars (sindrome respiratoria acuta grave). Nel 2003 la Sars infettò più di ottomila persone, e 774 ne morirono. L’attuale epidemia, scoppiata a Wuhan, una città cinese di 11 milioni di abitanti nella provincia dello Hubei, è causata da un coronavirus finora sconosciuto, chiamato 2019-nCoV.

Quali sono i sintomi del nuovo virus?
Soprattutto febbre e tosse, e in alcuni casi difficoltà respiratorie. I sintomi sembrano manifestarsi tra i due giorni e le due settimane dopo che la persona è stata esposta al virus. Una ricerca, pubblicata sulla rivista medica The Lancet, ha analizzato i dati relativi a 99 pazienti ricoverati all’ospedale Jinyintan di Wuhan tra il 1 e il 20 gennaio. Si è visto che 49 erano stati al mercato di Huanan, da cui inizialmente si pensava fosse partita l’epidemia. L’età media dei pazienti era di 55,5 anni, tra cui 67 uomini e 32 donne. Poco più della metà aveva una malattia cronica preesistente. Tra gli altri sintomi segnalati: dolori muscolari (11 pazienti), confusione mentale (9) e mal di testa (8). Solo quattro avevano anche il raffreddore. Diciassette pazienti hanno sviluppato una sindrome da distress respiratorio acuto (Ards) e, tra questi, 11 sono peggiorati rapidamente e sono morti. Nell’insieme la malattia sembra quindi colpire in misura maggiore i maschi anziani con altre patologie.

Come viene diagnosticato e trattato il virus?
Le autorità sanitarie cinesi hanno ricreato il virus in laboratorio, sequenziato il suo genoma e condiviso la sequenza con la comunità scientifica internazionale. Il virus è stato ricreato anche da un gruppo di ricercatori australiani, che lo ha messo a disposizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Non ci sono antivirali specifici per l’infezione, solo trattamenti sintomatici o antivirali di solito usati per altre infezioni. Attualmente non esiste un vaccino, ma gli scienziati hanno identificato il virus rapidamente e messo a punto un test diagnostico in meno di un mese. I progressi della tecnologia potrebbero consentire di testare un vaccino contro il 2019-nCoV entro tre mesi. Tuttavia passare dai test a una produzione di massa può richiedere anni.

Come si trasmette?
Il coronavirus di Wuhan è molto probabilmente trasmesso attraverso tosse e starnuti, come l’influenza. Ma non è escluso il contagio da persone infettate senza sintomi o durante il periodo d’incubazione. Gli scienziati stanno cercando di capire il grado di trasmissione. Un secondo studio di The Lancet, questa volta su una famiglia, suggerisce che il virus sia passato da un parente malato ad altri sei; solo due avevano avuto contatti con il paziente iniziale. Lo studio è stata la prima conferma di trasmissione del virus da persona a persona.

Come proteggersi?
Se non si è stati di recente in Cina o a contatto con qualcuno infettato dal virus, non c’è motivo di allarme. Nel caso di tosse o altri sintomi come dolori al petto è preferibile chiamare il proprio medico e non andare di persona. Per ridurre il rischio di infezione l’Oms raccomanda di:

  • lavarsi spesso le mani, con acqua e sapone per 20 secondi o con soluzioni alcoliche;
  • starnutire o tossire in un fazzoletto o nell’incavo del gomito;
  • evitare di toccarsi gli occhi, il naso o la bocca senza essersi lavati le mani;
  • evitare contatti ravvicinati con persone malate o che mostrano sintomi di malattie respiratorie;
  • rimanere a casa se si hanno sintomi;
  • fare attenzione a quello che si mangia (evitare carne cruda o poco cotta, frutta e verdura non lavate);
  • pulire e disinfettare oggetti e superfici che potrebbero essere stati contaminati.


Le mascherine servono?
Molti esperti di malattie infettive affermano che le mascherine usa e getta economiche, che coprono il naso e la bocca, possono aiutare a prevenire i contagi se indossate e usate nel modo corretto. Ma ammettono che non ci sono molte prove scientifiche di qualità sulla loro efficacia al di fuori delle strutture sanitarie. La maggior parte degli studi riguarda infatti l’uso delle maschere chirurgiche in ambito ospedaliero. Gli esperti temono che la mascherina dia un falso senso di sicurezza. Inoltre la maggior parte delle persone non la cambia tutti i giorni e non la usa correttamente: mette la mano sotto la maschera per grattarsi il viso o strofinarsi il naso portando i contaminanti a contatto con le narici e la bocca o la toglie, per esempio, se riceve una telefonata. Le mascherine tendono a bloccare le goccioline di saliva più grandi, ma non quelle nebulizzate, che possono essere prodotte dalla normale respirazione della persona infettata. La precauzione più importante rimane quella di non toccarsi il viso con le mani, lavarle spesso ed evitare il contatto con i malati.